Scambio di Coppia
Gli scambisti 4
di TheSecretStoryteller
28.05.2024 |
5.757 |
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"Io non dissi nulla, ma pensai che mai e poi mai gli avrei dato quella soddisfazione..."
Io e Stefano abbiamo continuato a pomiciare a lungo. Nella foga lui mi ha tolto anche l’abito rosa che indossavo, lasciandomi con un reggiseno bianco. Poi, soddisfatti, ci siamo girati di nuovo verso Michele e Aurora. Anche loro avevano appena smesso di baciarci e, avendo preso ispirazione da noi, Michele aveva tolto il vestito di Aurora. In più, le aveva anche slacciato il reggiseno. Dal vivo, il seno di Aurora sembrava anche più grande che via schermo e sentii il desiderio di massaggiarlo. Ma non era quello che i due maschi volevano fare in quel momento. Michele disse: «Bene… ora ce le scambiamo?» Stefano aveva la voce un po’ incerta ma rispose di sì. Subito, Aurora si alzò dal divano. Come un automa, anche io mi alzai e avanzai verso dove erano seduti loro, mentre Aurora mi venne affianco e, sottovoce, mi augurò buona fortuna. Mi sedetti affianco a Michele, che mi mise la mano sui jeans che coprivano la mia coscia destra. Ero emozionata ma mi sentivo a disagio sapendo cosa stava per succedere. Michele mi mise la mano intorno al fianco e si strinse a me. Nel frattempo fissavo Stefano e Aurora: la ragazza era salita sul grembo del mio tipo ed era pronta a baciarlo. La gelosia mi colorò il volto di rosso. Era tutt’altra cosa vederlo succedere piuttosto che immaginarlo e fui tentata di urlare e mandare tutto al diavolo. Ma Michele mi girò verso di lui e mi disse: «Non preoccuparti di loro: ora pensa a me.» Con molta decisione, si avvicinò a me e lo trovai incredibilmente attraente. Non potei fare altro che rispondere al suo bacio. Aveva delle labbra più spesse del mio ragazzo e una lingua più grossa. Era un’esperienza diversa: quando mi baciava Stefano era sempre dolce, anche quando giocava a fare il padrone; pomiciare con lui era come navigare un bel ruscello in mezzo ai prati. Michele invece era veemente ed esperto e con la sua foga era lui a decidere le mosse da fare, non facevo altro che adattarmi a lui; era come galleggiare su un mare in tempesta. Chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare. Le sue mani iniziarono a muoversi sapientemente sul mio corpo, toccandomi le tette, la pancia, il culo. Ben presto mi trovai anche io senza reggiseno, stesa sotto la massa notevole del corpo di Michele. A un certo punto, mentre eravamo all’apice della pomiciata, sentii che mi slacciò in un attimo la cinta dei pantaloni e poi me li calò insieme con le mutandine fino alle ginocchia. Non me lo aspettavo. Mi staccai un secondo da lui e gli dissi che mi vergognavo. Non mi rispose: si limitò a guardarmi come se i miei dubbi gli facessero compassione e tornò a baciarmi. A quel punto provai a muovere le mani verso le mie gambe per tirarmi su i pantaloni, ma lui mi bloccò ciascun braccio afferrandomi con le mani ai polsi e mi costrinse a stare con le braccia stese accanto alla testa. Era una posizione molto eccitante e mi piaceva la sua assertività. Ci sapeva fare moltissimo e mi eccitai. Chiusi di nuovo gli occhi e dopo un poco sentii le sue dita entrare nella mia fica. A quel punto mi ero rilassata e non mi sentivo a disagio, lasciai il braccio dove era quando lui lo bloccava. Iniziò ad andare avanti ad andare avanti e indietro con l’indice e l’anulare nella mia vagina, mentre continuava a baciarmi.
Io mossi il braccio libero, che era il destro, e mi avvicinai ai suoi pantaloni. Avevo gli occhi chiusi, ma riuscii a infilare la mano sotto i pantaloni e le mutande. Il cazzo non era completamente duro ma era già abbastanza gonfio e ne sentii per la prima volta l’enorme mole sulle dita. Mi stupii moltissimo. Iniziai a coccolarlo quanto potevo nella scomoda posizione e sentivo che il ragazzo si eccitava. Poi, il bacio si interruppe e lui si alzò da me. Ritirai la mano dai suoi pantaloni e anche lui fece lo stesso con quella che aveva nella mia fica. Portò le dita, sporche dei miei liquidi, davanti alla mia bocca. Mi fu chiaro che voleva che io leccassi. Stefano sapeva che non mi piaceva molto quella sostanza e si puliva sempre con un fazzoletto. Feci una faccia contrariata. Michele provò a insistere dicendomi: «Lecca!» ma io non cedetti. Michele sbuffò e decise di arrendersi. Si alzò in piedi e andò da Aurora, che era seduta affianco a Stefano, che le cingeva il bacino con il braccio.
«La ragazza non vuole leccare i suoi liquidi. Puoi farlo tu?» chiese Michele mettendo le dita bagnate davanti alla bocca di Aurora. Senza dire una parola, Aurora leccò con avidità i miei fluidi, con la passione che ci si potrebbe mettere a leccare un cazzo, finché le dita del suo ragazzo non furono pulite. Stefano spiegò: «Non le piace leccare quella roba.» «Neanche quando fai il padrone?» chiese Michele riferendosi alle nostre esperienze di dominazione, di cui gli avevamo parlato. «No, perché so che non le piace davvero. È un suo limite, non posso forzarla» rispose Stefano. Michele continuò: «Beh, forzarla no, ma io avrei preso la cosa come pretesto per darle una punizione.» Stefano sorrise: «Se vuoi darle una punizione, fallo tu. Anche voi avete esperienze di dominazione e sottomissione, no?» Io osservavo questa scena con stupore. Il mio ragazzo e Aurora erano già, come me, completamente nudi. Si dovevano essere spogliati a vicenda mentre si divertivano. E dovevano essersi divertiti parecchio, perché Aurora sembrava molto eccitata ed era sicuramente bagnata, mentre il pisello del mio ragazzo era già abbastanza duro. Io sentivo la gelosia scorrere ancora nelle mie vene, ma del resto avevo appena baciato Michele e mi era piaciuto un mondo. A pensarci, era almeno un anno e mezzo che non baciavo un ragazzo che non fosse Stefano.
Michele chiese se potevamo spostarci in camera da letto. Stefano disse di sì e io e Aurora ci spostammo in camera e ci mettemmo a sedere sul letto matrimoniale di me e Stefano. Lasciammo i nostri vestiti in salotto. Prima di raggiungerci, i maschi si attardarono un attimo. Chiesi ad Aurora cosa diavolo avessero in mente e lei mi rispose che Michele voleva punirmi e che stava chiedendo a Stefano di dargli qualche attrezzo per farlo. Io non ero affatto indignata: purché Stefano fosse consenziente, non vedevo l’ora di essere dominata da un uomo sicuro di sé come Michele. Lui e Stefano tornarono poco dopo. Michele si era tolto la maglia ed era l’ultimo di noi a indossare qualcosa, ovvero i suoi pantaloni che, come quelli che avevo indossato io fino a un momento prima, erano dei jeans. Il mio ragazzo aveva dato a Michele uno dei miei collari. Stefano mi faceva sempre indossare un collare durante le sessioni di dominazione. In questo caso si trattava di un choker nero, con le due estremità connesse nel mezzo da un cuore di metallo. Volendo, al cuore potevano essere attaccati guinzagli o corde, ma in questo caso dovetti indossare solo il collare. Poi, Michele aveva ricevuto da Stefano una frusta, di quelle che usavamo per divertirci. Ne avevamo parecchie, per sculacciarmi: alcune facevano molta scena e molto rumore ma non mi facevano niente, mentre altre potevano darmi anche molto dolore. Nessuna lasciava segni permanenti, ma alcune potevano disegnare strisce sanguinolente sul mio culo.
«Questa è una di quelle che gli fa più male. Le fa lanciare dei gridolini che sono un piacere» spiegò Stefano a Michele. Era la verità: il mio ragazzo ne aveva scelta una di quelle che temevo di più. «Inoltre, lascia molti segni. Quando la uso mi sento un’artista che deve disegnare su una tela» finì di spiegare Stefano. Lo guardai male: aveva scelto subito una frusta dolorosa e così mi avrebbe umiliato davanti agli altri. Ma era anche uno sguardo di sfida: volevo dimostrare che Michele non sarebbe riuscito nel suo intento. Stefano si sedette su una sedia davanti al letto, per godersi lo spettacolo. Michele mi ordinò di mettermi a pecorina a bordo del letto, in modo che il mio culo sporgesse bene, e di tenere le gambe aperte. Quando fui nella posizione desiderata, lui si mise in piedi giusto dietro di me, leggermente a destra del mio culo esposto. «Ricordati di tenere il culo alto. Non devi contare o cose simili, ma voglio sentire la tua voce. Preparati a strillare» mi minacciò Michele. Io non dissi nulla, ma pensai che mai e poi mai gli avrei dato quella soddisfazione. Più che una punizione, era una sfida tra me e lui e, indirettamente, tra me e Stefano.
Arrivò il primo colpo. Era forte. Di solito Stefano cercava di andare molto piano all’inizio per poi incrementare d’intensità man a mano che la sculacciata andava avanti. Ma questo era già un colpo di quelli che Stefano mi avrebbe dato solo alla fine. Il motivo era duplice: da un lato, Michele era decisamente più muscoloso e più forte di Stefano; dall’altro, Stefano cercava sempre comunque di moderarsi, mentre Michele, anche se non mi conosceva, non si faceva alcun riguardo. Mi salirono le lacrime agli occhi e trattenni a stento un gridolino. Riuscii a evitare di urlare ma questo fu peggio: Michele aveva già annunciato che il suo scopo era farmi gridare e adesso si sentiva ferito nell’orgoglio e voleva a tutti i costi arrivare al risultato sperato. Mi tirò subito un altro colpo, senza darmi il tempo di riprendermi, nello stesso punto. Dovetti di nuovo reprimere un urlo. Il bruciore era intenso. Istintivamente, abbassai il culo, come per scappare dal un eventuale colpo successivo. Michele mi rimproverò con la voce calma: «In alto il culo.» Dovetti farmi violenza e riprendere la posa di prima, che era già umiliante di suo. Pensavo che Michele volesse subito colpirmi di nuovo, invece passò un po’ di tempo in cui strusciava il frustino contro il mio culo, come per massaggiarlo. Era una tortura, perché sapevo che poteva colpire da un momento all’altro e non sapevo quando. Il gioco andò avanti abbastanza che un po’ mi rilassai e proprio quando non pensavo che avrei ricevuto subito un altro colpo, Michele staccò in un istante il frustino dalla mia pelle e mi tirò una frustata inaspettata a piena forza. Stavolta urlai. Non lo trattenni per niente: fu un grido acuto a pieni polmoni, un urlo di paura, dolore, sorpresa e umiliazione. Michele imperversò con una serie di altri colpi molto forti, a distanze più o meno ravvicinate tra loro. Certe volte s’interrompeva e tornava a massaggiarmi il culo col frustino ed era bravissimo ogni volta a tornare a colpire solo quando io avevo abbassato per un attimo le difese. Se mi irrigidivo troppo, mi rimproverava e mi diceva di tenere il culo morbido. Avevo le lacrime agli occhi dal dolore, ma quel trattamento mi piaceva tantissimo. Ero stata sculacciata e frustata tante volte da Stefano, ma l’intensità e soprattutto il modo in cui Michele faceva da dominatore mi piacevano tantissimo. La mia fica completamente esposta allo sguardo altrui grondava di liquido e questo incrementava ancora la mia umiliazione e il mio desiderio.
Con quella frusta, Stefano non mi aveva mai dato più di quindici colpi, ma la sculacciata di Michele durò molto a lungo e me ne diede trenta. Durante la sculacciata ero molto in pensiero perché nessuno mi aveva detto quanto sarebbe durata e non conoscevo le intenzioni di Michele. Sapevo che in qualsiasi momento avessi detto “Stop!”, Stefano lo avrebbe fatto fermare, ma godevo così tanto, soprattutto per il misto di emozioni, che non lo fermai fino al colpo conclusivo, che fu fortissimo. Io urlai per tutti i colpi che Michele mi diede dal terzo in poi, e in ogni caso furono gridate sincere, che non riuscivo a trattenere. Michele era riuscito nel suo intento e aveva vinto lui. Dopo l’ultimo colpo ero a pezzi. Michele disse: «Siamo arrivati a trenta. Sei stata molto brava. Visto che hai urlato?» poi si rivolse al mio ragazzo: «C’è un bel disegno sul suo culo, non trovi?» Stefano gli rispose che era un disegno bellissimo. Successivamente, guardandomi allo specchio, anche io sarei rimasta ammirata dall’intrico di linee rosse sul mio sedere. Michele continuò dicendo che con una frusta del genere, Aurora poteva resistere anche al doppio dei colpi. Poi si avvicinò a me e, senza nessuna esitazione, mi mise due dita nella fica, mentre ero ancora a pecorina con la faccia buttata sul letto. «La cagna è bagnata» disse. In quel momento, lo odiavo e lo amavo insieme. Era riuscito a farsi amare da me dopo così poco tempo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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